martedì 30 dicembre 2008

Nebrodi, 29 Dicembre 2008


                                   Ragazza
                                   Autista alla guida
                                   Guard-rail a protezione
                                   Come la Madonna.



Vincenzo

sabato 20 dicembre 2008

The Wrestler


Voglio raccontare una bella storia di riscatto e di amicizia.

Negli ultimi anni la carriera e la vita privata di Mickey Rourke erano in declino…film non riusciti, un abbandono delle scene per intraprendere una carriera da pugile professionista con pochi successi e tante botte prese, problemi con l’alcol, una tormentatissima storia d’amore finita male con la bella Carré Otis…

Quando il giovane regista di Brooklyn Darren Aronofsky propose a Rourke la sceneggiatura di The Wrestler, storia su di un professionista del wrestling a fine carriera, con vari problemi personali, Mickey capì subito la potenzialità del film…e si accorse che sembrava cucito su di lui, sulla sua storia, sulle sue esperienze.
Accettò la parte e, probabilmente perchè il film è ambientato in New Jersey, decise di chiedere a Bruce Springsteen la possibilità di usare una sua qualche vecchia canzone come colonna sonora. I due, pur non frequentandosi, si conoscono da più di vent’anni…Rourke ha raccontato che scrisse una lettera a Bruce dove gli spiegava la trama del film, le caratteristiche del suo personaggio, le speranze di rilancio che nutriva da un possibile successo della pellicola...
Pochi giorni dopo, nel cuore della notte, Bruce telefonò a Mickey per dirgli che aveva scritto una piccola canzone e che gliela voleva regalare!


Rourke è rimasto molto colpito da questo gesto: dal fatto che un'artista molto impegnato, nel bel mezzo di un tour mondiale e in un periodo non proprio sereno (pochi giorni prima era morto Danny Federici, tastierista della E Street Band e amico fraterno di Bruce) abbia trovato tempo ed ispirazione per scrivere una canzone e donargliela.

In un’intervista, un ancora emozionato Aronofsky, ha raccontato come Springsteen gli presentò il pezzo: dopo un concerto al Giants Stadium davanti ad 80.000 persone Bruce chiamò il regista e l’attore nel suo camerino, prese la chiatarra acustica e cantò…. inutile dire che il pezzo è di una bellezza rara, una vera gemma…alla proiezione a Venezia ( il film ha vinto il Leone d’oro), durante i titoli di coda, quando c’è la canzone, Wim Wenders , presidente della giuria, è stato visto piangere come un vitello….

La canzone, che qualcosa mi dice vincerà prima il Golden Globe e poi l'Oscar, la trovate qui:

http://www.youtube.com/watch?v=uRUEKJIcvbo&feature=related

Per il film dovremo pazientare fino a fine gennaio.

Vincenzo

giovedì 18 dicembre 2008

Piccola autoanalisi sull’Inquietudine e una prima Spigolatura (d’Etica)

Nel weekend commentavo con mia madre i primi post scritti...
Lei diceva che trovava particolamente sentito –vi trovava tutta me stessa apparentemente- il pezzo sulla rapidità del pensiero....
Al che ho risposto che pur essendo il post “del limite” forse un pò troppo “accademico” penso invece colga davvero l’essenza fondante del mio essere.

Questa differenza di valutazione non mi ha del resto stupita in quanto credo che quel senso di inquetudine profondissima, di “ingordigia mentale” che viene suggerita e epitomizzata dai versi di tennyson è cosa che può essere davvero compresa solo da chi la prova.
E sopratutto solo chi la prova può comprendere quanto essa venga a essere il nucleo che definisce la vita di una persona, non solo la sequenza biografica di azioni ma indirettamente mille altri aspetti della vita mentale e sentimentale.Per non parlare in astratto ma proporvi l’esempio che meglio conosco: me stessa...
Tanti lati del mio carattere sono , credo, in parte dovuti proprio a quella inquietudine:
così ad esempio anche la velocità mentale che mi caratterizza, sicuramente dote innata , è alimentata, sfruttata, potenziata da quella tensione continua verso nuove consocenze, collegamenti, idee...
Così un senso del tempo che fugge che a volte si fa angosciante a volte invece solare carpe diem oraziano...un argomento questo di cui sicuramente vi parlerò nel futuro.
Così quel frequente senso di noia che accompagna periodi senza stimoli, senso di noia che diventa soffocante disamore per la routine –specie se di coppia....

Se quindi trovate i miei scritti troppo intelletualoidi, sappiate che non sono scritti con saccenza o snobberia... ma piuttosto sono esito inevitabile dei modi/moti della mia mente...insieme pagine di diario per ricordare a me stesse certe intuizioni che rischierebbero di sfuggire in questo tempo di corsa, e bottiglie lanciate in mare nella speranza di trovare qualche altro spirito simile in cui curiosità anche erudite provochino lo stesso palpitare.

Per chiudere con note diverse da questa sessione di autonalisi vi lascio con una spigolatura ...(conoscete quelle pagine “gustose” della Settimana Enigmistica?)  di cui mi riprometto di seguire l’esempio, chiedendo anche a tutti coloro che leggono questo blog di contribuire, fornendo piccole curiosità, pietruzze di idee anche appena abbozzate, colte casualmente nei giorni ...

Spigotura della domenica:
Una copia del trono di Cnosso si trova oggi nella sede del Tribunale Internazionale dell’Aia. Re Minosse infatti era considerato all'epoca l' uomo piu' saggio del Mediterraneo e un giudice giusto



Dalla civiltà minoica ad oggi si apprezza la Giustizia....ma a 60 anni di anniversario della Carta dei Dirittti dell’Uomo, basta guardarsi intorno per vedere così tanto ancora lontano da ogni idea di Giustizia..


O, raccogliendo il filo di Vincenzo, Guy de Maupassant nel 1880 biasimava i pregiudizi verso le prostitute....nel nostro stesso Paese, dopo 120 anni si è forse meglio?

Giorgia

lunedì 15 dicembre 2008

Da Giuditta a Palla di Burro


Parlando e leggendo di Giuditta, mi sono ricordato di un racconto letto anni fa: Boule de Suif.
E' un racconto scritto nel 1880 da  Guy de Maupassant che parla, in definitiva, di pregiudizi e opportunismo.
La vicenda si svolge in Normandia durante la guerra franco-prussiana: alcuni abitanti di Rouen decidono di lasciare la loro città, occupata dai prussiani, per raggiungere Dieppe e da lì imbarcarsi per Le Havre, occupata dall'esercito francese.
Nella carrozza che li dovrà portare a destinazione prendono posto tre coppie che Maupassant definisce "persone che rappresentavano la parte benestante della società, serena e forte, persone indiscutibilmente per bene quanto a Religione e Principi", due suore, un politico democratico, "il terrore delle persone per bene... che da vent'anni intingeva la barba ... nei boccali di birra dei caffè democratici" e, per finire, la protagonista: Palla di Burro.

Palla di Burro è una prostituta che l'autore ci descrive come " piccola, tutta tonda, grassoccia, ...con una pelle levigata e luminosa, un petto enorme che sporgeva sotto il vestito, ...appetitosa e desiderata... il viso era una mela rossa, ...splendidi occhi neri, ombreggiati da lunghe ciglia. ...e piena di qualità inestimabili".
Appena sulla carrozza gli altri passeggeri si accorgono della sua presenza viene isolata, offesa con commenti come "prostituta" e "vergogna pubblica"... viene mal tollerata come compagna di viaggio.
Le cose cambiano poche ore dopo: è inverno, la pista è pesante, la carrozza va piano e accumula un gran ritardo, la locanda dove era in programma il pranzo è ancora lontana. Nessuno ha pensato a portare con se qualche provvista.... eccetto Palla di Burro, che non solo ha portato provviste per il pranzo, ma addirittura per tutto il viaggio. Inutile dire che, dopo qualche tentennamento, le persone per bene accetteranno il buon cibo della prostituta... anzi, spazzoleranno tutto! Da questo momento la tensione si scioglie, avendo accettato il suo cibo tutti si sentono in obbligo di parlarle... viene vista con altri occhi.

La parte principale del racconto si svolge a Totes, presso l'Hotel du Commerce, dove la comitiva, dopo tredici ore di viaggio, viene fermata dai prussiani.
Qui un ufficiale tedesco, malgrado la regolarità dei documenti e del lasciapassare, si rifiuta di far proseguire la carrozza. Il motivo è semplice, quanto squallido: avendo saputo che Palla è una prostituta, il militare pretende il pagamento di un "dazio" in natura e al rifiuto testardo della ragazza, che da buona Patriota non vuol cedere all'invasore, rifiuta di farli ripartire. 
In un primo momento il resto della compagnia è solidale con la giovane, viene ammirato il suo orgoglio, il suo coraggio, il suo patriottismo. Col passare dei giorni, però, le cose cambiano... tutti iniziano a essere impazienti di ripartire, si chiedono che male ci sia, in fondo, nell'andare con un uomo per una che lo fa di professione. Iniziano a blandirla, ad incoraggiarla, a spingerla fra le braccia dell'ufficiale: e ci riescono.
Il viaggio ricomincia, ma Palla di Burro, al contrario di Giuditta che viene considerata un'eroina dai suoi concittadini, viene esclusa, biasimata, condannata.

Il racconto si chiude con Palla che piange lacrime di rabbia, mentre intorno a lei gli altri mangiano avidamente, senza offrirle nulla... questa volta è lei ad aver dimenticato le provviste.

Vincenzo

giovedì 11 dicembre 2008

Giuditta, arte e teologia

Eccoci qui per un altro post di pensieri vari ispirato da mie chiacchiere con Vincenzo il quale, la settimana scorsa, mi raccontava di essere andato a vedere il Caravaggio esposto a Milano in questi giorni...la Conversione di Saul e di come fosse rimasto colpito dal quadro e come sempre dalla genialità di Caravaggio di cui ama in particolare la Giuditta dell’omonimo quadro

Mi raccontava infatti che trova questa figura, al secolo una meretrice di nome Fillide, una delle sue immagini ideali di donna.
Stupita da questa affermazione che trovavo inusuale mi sono incuriosita della storia di Giuditta e delle sue rappresentazioni iconografiche nei secoli.. pur nella varietà di stilemi, donne bellissime, che solo in alcune opere acquistano aspetti di matronalità (più fedeli almeno intuitivamente a quanto detto nella Bibbia del suo stato di vedova
Una galleria dei volti più celebri di Giuditta si può trovare qui http://www.artrenewal.org/asp/database/contents.asp?searchPicture=judith&fromform=yes

(tra questi per me, nella sua bellezza algida la Giuditta del pittore fiammingo Jan Massys)


Andando poi a rileggere i libro di Giuditta*  ho scoperto così che il testo biblico è riportato in versioni che differiscono fra loro nettamente nelle sfumature ...una varietà di traduzioni lette che vanno per esempio dall’inglese “And the Lord also gave her more beauty: because all this dressing up did not proceed from sensuality, but from virtue” alla versione italiana in cui Giuditta viene descritta come la giovane vedova di un proprietario terriero di cui emerge via via un ritratto che unisce ricchezza materiale, sensuale ed incrollabile fede nel Dio dei suoi padri.
Sarà questa differenza dovuta più al puritanesimo un pò bigotto del mondo anglosassone o al gusto un pò morboso , fatto insieme di attrazione e senso del peccato, per la carnalità, il melodramma passionale? Bah...

Un altra curiosità trovata durante questo mio cercare info su Giuditta è stato lo scoprire che:

Il libro di Giuditta non è incluso nel canone ebraico, e anche i protestanti lo considerano apocrifo. Nel contesto di un'attendibilità storica già di per sé relativa come quella della Bibbia, sembra proporre al suo lettore una volontaria confusione di epoche - persiana, assira e babilonese. Come per condensare in un volto solo - quello del prepotente Oloferne - un insieme di nemici. E' in sostanza una storia simbolica, persino nel nome della sua protagonista, che in ebraico significa molto semplicemente «Ebrea».


Seguendo questo filo di approfondimenti di curiosità –teologica- in curiosità leggo inoltre che mentre i Protestanti, i Cattolici, e la maggior parte degli Ortodossi concordano sul fatto che il Nuovo Testamente contenta 27 Libri, la chiesa Cattolica e qualla Protestante differiscono nella composizione del Vecchio Testamento che nella versione Protestante (così come in quella Ebraica) non prevede i 7 libri: Tobias, Judith, Wisdom, Ecclesiastice, Baruch, I Maccabei 1 e 2, a i capitoli 3 di Daniel and 6 di Esther per un totale di 66 libri (contro i 73 del Nuovo Testamento Cattolico). Nel XVI secolo infatti Martin Lutero rimosse quei libri dal corpo di libri giudicati come veramente autorevoli delle Scritture –il cosidetto Canone Protestante- relegandoli a un Appendice col nome di Aprocrifi.
Questa esclusione si inserisce nella generale linea di condotta protestante in cui il confronto con il testo biblico non deve essere mediato (da successive versioni greche o latine) e di rigore, pulizia dagli orpelli liturgici della chiesa Cattolica (cosa che come laica non posso che non apprezzare in una religione). Martin Lutero , e le altre chiese riformate dopo di lui decisero cioè di ignorare il canone definito nei primi Concili Cristiani basati su una traduzione greca del Vecchio Testamento ma riferirsi solamente a quei testi identificati dal Canone Giudaico nel Concilio di Jamia del primo secolo dopo Cristo ovvero rispondenti ai 4 criteri: in armonia con la Torah, scritti prima del 400 aC, scritti in Ebraico, scritti in Palestina....
A voi commnetare se questa esclussione alla fine appare come rigore teologico o definire un’ortodossia con tutti i pericoli che conseguono da un integralismo chiuso su sè stesso e non aperto all’evoluzione del tempo...

* per un riassunto commentato di tale libro si veda ad esempio
http://www.fmboschetto.it/religione/libri_storici/Giuditta.htm

Giorgia

martedì 9 dicembre 2008

Dal fuoco alla grigliata


Guardando la foto qui sopra, alcuni rimarranno sconcertati ( i vegetariani), altri rimarranno indifferenti ( credo i sazi...) e ad alcuni, credo ai più, verrà una gran fame....
Ed è di questi ultimi che voglio parlare....  
Meglio: voglio parlare di cosa ci affascina delle grigliate.

Generalmente la grigliata piace a tutti... e i motivi sono molti: solitamente si fa in compagnia di amici e persone care, all'aria aperta, si può scegliere l'alimento da cucinare... (carne, pesce, formaggio, verdure). 
E ancora: è dietetica in quanto i grassi si sciolgono durante la cottura, è invitante sia visivamente che olfattivamente, è gustosa in quanto la carbonella "aromatizza" il cibo che cuoce.
A mio avviso, però, il motivo principale della passione per le grigliate è un altro: la carbonella.
La carbonella è fuoco, un fuoco quasi spento, addomesticato, non pericoloso, non caldissimo, ma pur sempre fuoco! 
La vita moderna, soprattutto in città, ci tiene distanti dal fuoco... chi fuma vede davanti a se un'esile fiammellina... il gas in cucina genera una fiamma azzurra, "fredda", sterile... 
Il fuoco è un elemento essenziale nella vita, come l'acqua, come l'aria... il sole è fuoco!
Ecco, il vivere distanti dal fuoco ci fa godere dei momenti in cui possiamo ammirarlo, apprezzarlo, usarlo... come durante le grigliate. 
In quelle giornate all'aria aperta si risvegliano in noi istinti atavici, di quando l'uomo delle caverne cucinava la cacciagione... e non è un caso che a fare la grigliata, a governarla, a condurla siano spesso gli uomini del gruppo,  che solitamente si tengono ben lontani dai fornelli delle loro cucine, delegando il cucinare alle proprie mamme, mogli, fidanzate o amanti. 

Ora, certo di avervi fatto venire una gran voglia di grigliata, un avvertimento: quando accendete la carbonella non spruzzate mai alcool direttamente sul fuoco! Si potrebbe generare un ritorno di fiamma con effetti deleteri!

Vincenzo

martedì 2 dicembre 2008

Del limite


Da sempre la tensione dell’uomo ai limiti è fortissima . Da esigenza che accompagna i momenti liberi all’estremo disperato bisogno dell’ebbrezza che proprio la ricerca del limite porta....inifinita la gamma dei possibili modi di approcciarsi a quel limite che Vincenzo esemplifica nello spingere l’acceleratore al massimo.
Nella sua accezione più nobile questa tendenza è ciò che porta l’uomo a migliorarsi ogni giorno, ciò che ha portato alle grandi scoperte scientifiche, ad ogni progresso umano.
Purtroppo questa ricerca troppo spesso oggi è puro desiderio di annullarsi nell’ebbrezza di una sensazione fisica che , per giunta, non coinvolge solamente l’attore di queste fuga verso il limite ma anche innocenti spettatori.... Non per nulla oggi esiste la classificazione psicologica di personalità borderline , e in misura sublimata, gli sport estremi vedono sempre più successo....
Voglio fare qui invece un Elogio della ricerca veritiginosa di un superamento di sè che non passi solo attraverso il godimento fisico di una scarica di adrenalina, ma che sia connotato anche da un’istanza morale che arricchisca tale esperienza di contenuti permanenti, che non si esauriscono nel giro di pochi minuti dell’esperienza “al limite”.

Una ricerca di vertigine che è , o almeno comprende anche, un valore di consapevolezza etica.
Un esempio su tutti: Ulisse.
Ulisse simbolo quasi assoluto della sfida umana al mare e alla sua forza, alle sue insidie, ma che è anche il simbolo di uno spingersi oltre ogni limite motivato della sete di conoscenza, della ricerca continua di nuovi mondi da scoprire, ...
Usando le parole struggenti –per chi prova almeno simili inquietudini- del poeta inglese Lord Alfred Tennyson, così Ulisse spiega le ragioni della sua Odissea....

I am a part of all that I have met;
Yet all experience is an arch wherethro'
Gleams that untravell'd world whose margin fades
For ever and forever when I move
How dull it is to pause, to make an end,

Life piled on life Were all too little,and of one to me Little remains:
but every hour is saved From that eternal silence

And this gray spirit yearning in desireTo follow knowledge like a sinking star,
Beyond the utmost bound of human though

Forse il pittore che meglio rappresenta questa voglia umana di ebbrezza del lilmite, di spingersi verso l’ignoto credo sia Turner (non ha caso ha anche modernissimi dipinti sul mito della velocità ….precorerndo di due secoli almeno tanta arte di inizio ‘900).

E per una bella immagine zoomabile del suo quadro dedicato a Ulisse:
http://www.nationalgallery.org.uk/collection/features/potm/2004/may/default.htm



Del mito di Ulisse e di questa tensione dell’uomo vi riporto una ultima più recente reinterpretazione :“2001 Odissea nello Spazio", uno dei tanti capolavori di Stanley Kubrick, che proietta l'Odissea in uno spazio siderale senza rendere però meno centrali le istanze appena descrittre. È facile, pensando alla pellicola, rivedere nella figura dell'astronauta David Bowman (Bow-man, ovvero "uomo arco") un Ulisse del terzo millennio. Che lotta contro il dio informatico (il computer Hal 9000) pur di portare a termine la sua missione: conoscere cosa si cela dietro al misterioso monolito nero che segna (nel film) l'intera evoluzione umana.

Giorgia

domenica 30 novembre 2008

La velocità.... ( 3 )


 "La velocità... è piacevolissima per sé sola, cioè per la vivacità, la forza, la vita di tal sensazione. Essa desta realmente una quasi idea dell'infinito, sublima l'anima, la fortifica".

Come non trovarsi d'accordo con questa frase di Leopardi, tratta dallo Zibaldone?

Voglio qui parlare delle sensazioni che provoca a molte persone la velocità "fisica": le sensazioni che proviamo mentre sfrecciamo su una moto o mentre pedaliamo al massimo delle nostre forze su una bicicletta. Quella sorta di euforia che ci prende quando siamo su un purosangue al galoppo o, più banalmente, lanciati in autostrada sulla nostra auto.
Per inciso: l'euforia della velocità è, come spesso le euforie, pericolosa... inutile ricordare i danni, in termini di incidenti, che essa può provocare. Qui, però, voglio soffermarmi sui lati positivi, sulle belle sensazioni che provoca. 
Per riprendere Leopardi, quando andiamo veloce è come se tendessimo all'infinito, è come se le nostre vite si proiettassero in un' altra dimensione: forse non migliore, ma senz'altro diversa.
Il fascino che l'auto ha esercitato ed esercita ancora sull'uomo moderno, è senz'altro dato dalla possibilità del muoversi autonomamente su grandi distanze, ma anche dalla possibilità di sfruttare un mezzo che "va veloce".
La velocità è anche bella da guardare: pensiamo solo agli sport motoristici.... al brivido dato dalla consapevolezza che i corridori faranno di tutto per andare più forte degli altri, per superarli, per arrivare primi. L' emozione provocata dal sapere  che i piloti, per correre più velocemente, arriveranno "al limite", quel leggero confine che separa lo stare in pista dal finire nella sabbia.... e questo spiega gli applausi di gioia che, chi ha seguito una gara dal vivo lo avrà notato, vengono tributati ai piloti che vanno fuori pista: un giusto riconoscimento a chi, per andare più forte, ha superato il limite!

Detto questo, ricordiamoci che le strade delle città non sono una pista, ma che, volendo, la domenica mattina l'autodromo di Monza è aperto ai privati....

Vincenzo

giovedì 27 novembre 2008

Velocità e Umiltà (bis), ovvero del Dubbio

Mentre ieri cercavo l’immagine per rappresentare al meglio l’idea della velocità di connessione fra i neuroni....un’immagine per la velocità del pensiero..ho trovato questa immagine che trovo altrettanto significativa sulla mente umana, l’inconoscibilità profonda del pensiero e in generale il dubbio come fondamento di ogni approccio al reale.
Benvenuto sarà qui ogni spunto su questa epistomologia del dubbio, già sintetizzata nel “Dubito ergo sum”, versione genialmente modificata dell’altrettanto mirabile motto di Descartes “Cogito ergo sum”**, ripercorrere una strada che va dall’iniziale socratico elogio del dubbio e dell’umiltà del pensiero, a kant e alla sua metodologia critica alla moderna filosofia della scienza....

Per chiudere questo post di oggi, per tutti voi il link all’episodio della delilziosa serie di cartoni animati: il etait une fois la vie ...in italia è noto come “Siamo fatti cosi” (la consigliamo a tutti adulti con bambini ma non solo , divulgazione di grande qualità).... dedicata appunto al cervello:

http://dailymotion.alice.it/video/xr84h_il-etait-une-fois-la-vie-2_school

Giorgia


** l’attribuizione allo stesso Cartesio della versione comprendete il Dubito è erronea, in quanto il “Dubito, ergo Cogito, ergo Sum” appare per la prima volta in introduzione agli scritti di Descartes del 1765 ad opera di uno sconosciuto "Thomas".

martedì 25 novembre 2008

La velocità


...continuando la disquisizione iniziata ieri sul tema Corsa vs. Pausa per la riflessione , il Pensiero, voglio riportare il nostro blog sul tema della Velocità come valore positivo.

Contraddico me stessa direte....

Non proprio perchè quella di cui vogliamo parlare qui non è la velocità della fretta, della superficialità, del bulimico divorare di informazioni e imamgini di questa nostra società ma una velocità mentale, un viaggiare sulle intuizioni , lampi , squarci nel tessuto della mente...idee che viaggiano coi segnali sinaptici ...
Per ricordare le parole di Calvino nelle sue Lezione Americane ...quando parla dell’elogio alla Velocità come uno dei sei valori per questo millennio.
La velocità mentale vale per sé, per il piacere che provoca a chi è sensibile a questo piacere, non per l’utilità pratica che si possa ricavarne. Nel secolo in cui tutto è misurabile, compresa la velocità del progresso, la velocità mentale non può essere misurata.
"La rapidità e la concisione del pensiero piacciono perché presentano all’anima una folla d’idee simultanee, così rapidamente succedentisi, che paiono simultanee, e fanno ondeggiar l’anima in una tale abbondanza di pensieri, o d’immagini o sensazioni spirituali, ch’ella o non è capace di abbracciarle tutte, e pienamente ciascuna, o non ha tempo di restare in ozio, e priva di sensazioni".


Giorgia

domenica 23 novembre 2008

La timidezza dei campioni.


Inizio dalla fine: premiazione dei primi tre arrivati alla maratona di Milano 2008. 
Sul podio salgono Duncan Kimbet, Elias Kemboi e Leonard Mucheru: primo, secondo e terzo classificati.
Quello che stupisce in questi atleti Keniani è la calma, una calma serafica, rassicurante, simpatica.
Quello che stupisce in questi ragazzi è la modestia nei modi, modestia verso il pubblico e verso i fotografi, modestia verso le autorità premianti e tra di loro.
Quello che stupisce in questi campioni è la loro timidezza: come quando vengono invitati a prendere la bottiglia magnum di spumante ai loro piedi per festeggiare...si guardano perplessi, la prendono in mano, ma si guardano bene dallo stapparla...non siamo mica in formula 1!
Si potrebbe fare una facile retorica confrontando questi comportamenti con i comportamenti, spesso arroganti e sfacciati, degli atleti degli "sport maggiori", soprattutto i calciatori.
Essendo allergico alla retorica provo invece a raccontare qualche impressione su questa maratona.
Dopo aver analizzato il percorso (partenza e arrivo in piazza del Cannone dopo un passaggio in piazza Duomo e il giro della circonvallazione), decido di aspettare i podisti in porta Venezia: così li vedrò passare due volte (andata e ritorno dal Duomo), per poi aspettarli al traguardo. In pratica li aspetto al quarto chilometro e in pratica le gerarchie sono già state decise... arriva il gruppetto dei keniani ad un passo che mi stupisce e mi turba....vanno veramente forte! Un ritmo del genere riuscirei a tenerlo per non più di 5 minuti. Pian piano arrivano gli altri....prima gli atleti dei gruppi sportivi militari (noto un carabiniere ed un' atleta dell'esercito), poi quelli dei gruppi sportivi privati, poi un gruppone massiccio e ben allenato e poi via via corridori che avrebbero fatto meglio ad iscriversi ad una 5 km.
In tutti, però, si legge in volto come una soddisfazione, come un orgoglio del partecipare. Qui sta una delle peculiarità della corsa, a prescindere dalla distanza: si corre per se stessi, per migliorare il proprio tempo, per arrivare, per esserci.
In fondo la gioia di chi riesce ad arrivare al traguardo (magari sotto le 4 ore) non è molto dissimile dalla gioia provata da Kibet che ha chiuso la gara in 2h 07'35'', primato della corsa.
Gioia che si è vista trasparire appieno nel bel volto siciliano di Anna Incerti, vincitrice della gara femminile in 2h27'42'' davanti alla keniana Chepchumba, vincitrice l'anno scorso, e all' etiope Dembomba....e scusate se è poco!

Vincenzo


venerdì 21 novembre 2008

Partiti!


Eccoci qui con il primo post, un po' per prova...questo è il mio primo tentativo di creazione di un blog, e un po' per presentazione.
Il blog avrebbe dovuto chiamarsi " le deux magots", da un' idea di Giorgia la mia collaboratrice principale di queste pagine.
" Le deux magots (ovvero le due scimmiette), nome di uno dei due mitici caffè parigini in cui dagli anni '20-'30 agli anni '70 si sono ritrovate schiere di intellettuali come Sartre, la de Beauvoir, Hemingway  ecc. a passare i pomeriggi, bere, fumare e parlare".
Questa era la proposta di Giorgia....e da questo si capisce che i post artistici li curerà lei.... ma purtroppo il nome era già in uso...e quindi ho pensato ad "arte di corsa".
Arte di corsa, un titolo che racchiude due passioni: l'arte, appunto, ma non in senso strettamente accademico...arte come vita, come quotidianità del bello, arte come influenzatrice della società...e corsa. Corsa come "running",  corsa come attività sportiva, agonistica o amatoriale...ma anche corsa come "veloce", "rapido"...un po' i ritmi delle nostre vite e del web.
Come presentazione può bastare.... al primo post vero e proprio!
Vincenzo

Aggiornamento e precisazioni 24.11.2008
Come coautrice di questo blog, devo completare l'introduzione fatta da Vincenzo ricordando a tutti che pur se il nome del blog scelto è "Arte di Corsa", quella preposizione "di" fra i due sostantivi non sarà al centro di come noi vorremmo fosse questo blog.
Si parlerà, come dice Vincenzo, certo di arte e di sport ma proprio quella fretta che caratterizza molto del mondo contemporaneo, anche in una attività, come quella del pensiero, che invece necessita di tempi a parte, di una pausa pur minima di riflessione è cosa che qui si vuole combattere....
Questo blog come angolo ove fermarsi anche per poco, per cogliere o suggerirci uno spunto di discussione, una sosta di idee che reossigini il cervello in questo Mondo di Corsa.
Aggiungo, inoltre, che non ci limiteremo alle due tematiche del titolo, ma in generale si cercherà, e saranno quindi benvenuti i suggerimenti, di parlare un po' di tutto...
Non per cedere nel ipergeneralismo (e nel conseguente qualunquismo) quanto per riconoscere che il pensiero umano è infinitamente multiforme e proprio nelle sue mille manifestazioni sta la bellezza della vita.
Quindi arti visive tradizionali, ma anche storia, filosofia, attualità politica, antiquariato, lettura, analisi sociale...e ogni qualsialtra cosa voi lettori vogliate suggerire a queste due povere scimmiette (che, a differenza di quella di una famosa filastrocca, vogliono Vedere, Sentire, Parlare).
Giorgia