lunedì 30 marzo 2009

Che male vi Fo?

                                                                                                                                                                                                                         Marina Massironi e Antonio Catania


Fuori, su una panchetta, militanti un po' attempati del "partito comunista dei lavoratori" raccolgono le firme per presentarsi alle prossime elezioni amministrative: hanno l'aria di non crederci nemmeno loro.
I senegalesi, invece, sono più giovani e combattivi: hanno in mano i soliti libri, ti chiamano "amico" e cercano di venderteli... prima invocando la cultura, poi un più realistico bisogno di aiuto.
La gente arriva alla spicciolata: molti anziani, qualche persona di mezza età, pochissimi giovani.
Le hostess all'entrata sono giovani, carine ed efficienti: raccolgono le prenotazioni e consegnano i biglietti d'ingresso.
La struttura è bella, spaziosa, pulita.
Le poltrone si riveleranno non comodissime, con poco spazio per le gambe.
L’ acustica risulterà ottima.

Il Piccolo Teatro di Milano è un lascito di quando in città imperava Bettino Craxi e la sua corte: fu costruito fra gli anni '80 e '90, dopo mostruosi allungamenti dei tempi e dei costi di costruzione.
I più maliziosi tra noi sospettarono che il tirare alla lunga i lavori nascondesse lo spartirsi di tangenti tra uomini politici.
Alcuni pubblici ministeri, senza dubbio "toghe rosse", avendo gli stessi sospetti arrestarono e fecero mandare a processo l'allora sindaco Pillitteri (casualmente cognato di Craxi).
Siamo grati ai giudici di Cassazione, evidentemente non delle toghe rosse, che hanno assolto definitivamente l'ex sindaco socialista.
Il fatto non sussiste.


Con la lievità datami dall' avere scoperto di non essere stato amministrato per un decennio da un malfattore, qualche giorno fa sono andato al Piccolo per vedere la commedia di Dario Fo "Sotto paga, non si paga".

Lo spettacolo, scritto nel 1974, torna oggi di grossa attualità: un gruppo di donne della periferia milanese, esasperate dai continui rincari dei prezzi, decide di fare la spesa e pagarla quello che loro ritengono il giusto: metà prezzo.
Da qui nasce una commedia degli equivoci dove si ride spesso ma si ride amaro.
Una commedia dove i protagonisti sono giovani donne precarie, poliziotti frustrati, operai cassintegrati, persone indebitate.
Bellissima una battuta: “fare gestire i prestiti alle banche è un po’ come far gestire una banca del sangue a Dracula”.
Le banche, i politici, gli imprenditori senza scupoli, i potenti in genere sono sullo sfondo e sono molto sbeffeggiati.
E lo sbeffeggio del potere, pratica ormai in via d’estinzione in Italia, fa tornare alla mente le motivazioni con cui, nel 1997, fu assegnato a Fo il premio Nobel per la letteratura.

" Figura preminente del teatro politico che, nella tradizione dei giullari medievali, ha fustigato il potere e restaurato la dignità degli umili".

Dallo spettacolo sono uscito soddisfatto e deluso.
Soddisfatto per la magia del teatro, per la bravura degli attori, per la bellezza della commedia, per i temi trattati.
Deluso per la consapevolezza che questi spettacoli non arriveranno mai al grande pubblico ormai assuefatto ai reality show trasmessi dalla tv.

Vincenzo

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