sabato 25 aprile 2009

- 25 aprile, festa della Liberazione -

La Storia e la storia del vicino svalvolato 


Esperti italiani nell'URSS. 
- "Strano: assomiglia molto alla nostra più diffusa qualità di grano".      
- "Forse dipende dal fatto che qui c'era un cimitero di guerra italiano".
                                                                     Giovannino Guareschi, 1959    
 

Qualche giorno fa ho messo in moto la macchina e l'occhio mi è caduto sulla spia della benzina.
Credevo di avere il serbatoio pieno e invece ero quasi in riserva: oltre all'auto si è acceso un ricordo.

Quando ero bambino nel palazzo in cui vivevo coi miei genitori abitava una coppia di coniugi che aveva più o meno l'età dei miei nonni.
Lei, che parlava volentieri in milanese,  era bassa, coi capelli candidi, sempre pettinata e sorridente.
Lui, alto e stempiato, sorrideva poco. 
E faceva discorsi strani.

Questo signore, fra le altre cose, raccontava che c'era qualcuno che la notte gli prendeva l'auto, la usava e poi la rimetteva a posto. 
Lui se ne accorgeva perchè vedeva che c'era meno benzina nel serbatoio...
A me sembrava che in questo discorso ci fosse qualcosa di stonato: come faceva il ladro, dopo aver girovagato tutta la notte, a ritrovare sempre libero lo stesso parcheggio da cui aveva preso la macchina? 

Il mio vecchio vicino di casa aveva ottimi motivi per essere un po' svalvolato: era un reduce della campagna di Russia!

Solo l'ignoranza, la presunzione, l'ottusità, il disprezzo per la vita umana possono spiegare, in parte, i motivi che spinsero Mussolini ad inviare in Russia un corpo di spedizione militare da affiancare ai tedeschi nella folle speranza di conquistare l'Unione Sovietica. 
Il nostro esercito era totalmente inadeguato e impreparato per partecipare ad una guerra moderna.
Le nostre armi, il nostro equipaggiamento, i nostri mezzi di trasporto erano inadatti per affrontare delle battaglie di movimento.

Nel marzo del 1943, dopo quasi due anni di guerra, i resti di quella che era stata l'armata di Russia vennero rimpatriati e si fecero i primi calcoli delle vittime.
Su duecentoventimila uomini ne mancarono all'appello centomila: trentamila morirono in combattimento o di stenti e settantamila furono fatti prigionieri durante la nostra disastrosa ritirata.

I sovietici non furono benevoli con l'invasore.
I nostri connazionali fatti prigionieri, con marce forzate al gelo e lunghi viaggi in carri bestiame, furono inviati nei campi di concentramento. 
Dalle violenze subite e dalle epidemie di tifo e dissenteria se ne salvarono solo diecimila. *

Buona festa della Liberazione.

Vincenzo

*Per le fonti sulle nostre perdite mi sono basato sui dati dell' U.N.I.R.R. 
Unione nazionale italiana reduci di Russia.


Nessun commento: