venerdì 9 gennaio 2009

Spigolature milanesi

Questo mio primo post del 2009 sarà dedicato alla città in cui ora abito...città che pure non amo e che non sentirò mai mia a differenza della mia natia Bologna o delle tante città del mondo -Roma, Parigi, Venezia - solo per citare le prime- che adoro e che pur se solo vissute da turista mi fanno sentire “a casa”.

Due spigolature sentite in Tv durante queste vacanze di Natale hanno infatti colpito la mia curiosità...

Una Notizia: Abbado che si dice pronto a tornare alla Scala per un pagamento in natura...letteralmente in Natura: 90000 alberi che il Comune di Milano dovrebbe piantare. Splendida richiesta, non trovate?

E un Aneddoto:

A partire dal 1385 cominciarono a giungere a Milano artisti, architetti,artigiani, muratori, pittori, vetrai. Per dare il loro contributo alla“Fabbrica del Duomo”; un immenso cantiere che rimase aperto per decenni, fino ad esitare in quell’incredibile testimonianza del gotico fiammeggiante che sembra uscita dall’estasi di un mistico.Tra i convenuti c’era un fiammingo di Lovanio, tal Valerio Perfundavalle, di professione pittore di vetrate. Per conferire ai suoi gialli un tocco di brillantezza in più, Perfundavallle impiegava lo zafferano. A Milano si lavorava sodo fin d’allora, e la pausa per il pranzo era piuttosto breve. Il nostro pittore pertanto si riduceva a mangiare un po’ di riso dalla “schiscetta”, sul suo ponteggio sospeso tra terra e cielo. Com’è e come non è, un bel giorno, causa un movimento maldestro, un po’ dello zafferano che serviva per le vetrate finì nel riso. La leggenda sorvola sulle reazioni del nostro eroe (avrà forse sacramentato in fiammingo, a bassa voce dato il luogo). Però….il riso colorato di giallo pareva proprio appetitoso. E il sapore? Perfundavalle esitò un istante. Poi si disse: che male può farmi...Così l’assaggiò. Gli piacque molto. Da quel giorno le sue vetrate furono un po’ meno gialle, e il suo riso lo fu di più. La voce, com’è ovvio,si sparse. E lo zafferano passò in cucina. Come dire: dal croco al cuoco.Questa storia è sicuramente falsa, dalla prima all’ultima paro
la. Ma è suggestiva, perché mette insieme i due must di Milano: il Duomo, e il risotto alla milanese. Facendoli nascere nello stesso luogo, l’uno dall’altro. Le scatole cinesi non hanno fine: da tutto questo scaturisce – secondo un’altra leggenda – anche il nome“risotto”. Un umanista, assaggiando questo singolare riso giallo, pare abbia esclamato: “Risus optimus!”

Cosa scegliere come immagine per questo post così dominato dal giallo? Mmmh vediamo...non l’isolata assolutezza di colore del famosissimo giallo, brandello di muro della “Veduta di Delft” di Vermeer, nè quadri al giallo dedicati come il “Cristo giallo” di Gaugin o “La casa Gialla” di Van Gogh, ma due quadri che amo in cui i toni del giallo, colore del sole per eccellenza prendono significato preponderante nel mischiarsi invece con il buio, nel contrasto luce/buio o nel gioco di pigmenti in cui il tono diventa un indefinibile mix...Rembrandt e Goya ...due quadri che parlano ..immagini di solitudini... l’isolamento del vecchio filosofo e la desolazione panica di un cane perso nella tempesta.


Giorgia



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