giovedì 25 giugno 2009

Il nocciolo della questione (6)


Alta arte figurativa...


                                                                                Il nuovo logo "Italia"


A volte delle cose piccole, degli avvenimenti all'apparenza poco importanti, marginali, possono spiegare meglio di mille discorsi la realtà in cui viviamo.

Ieri pomeriggio, alla presenza del presidente del Consiglio, il ministro del turismo (sì, da un mesetto abbiamo anche il ministro del turismo nella persona di Michela Vittoria Brambilla: per quali meriti questa signora sia diventata ministro della Repubblica, non lo so... qualche sospetto mi viene, ma lo tengo per me) il ministro, dicevo, ha presentato il nuovo logo che rappresenterà e darà lustro all'Italia nel mondo.

Adesso, dire che il nuovo logo è brutto è un elegante eufemismo tanto quanto dire che sono rimasto stupito nel leggere quali ispirazioni sono state seguite per idearlo: " abbiamo scelto ordine e rigore, unito però alla leggerezza e alla musicalità del nostro paese, a quella morbidezza e sinuosità che rendono duplice e di difficile sintesi ma anche unico il nostro stile di vita".
Spero che almeno il ministro abbia capito quello che ha detto. 

Ci sono cose più importanti di un logo, mi rendo conto: e però pensare che si agisce con tanta sciatteria, che si danno ministeri a persone totalmente incompetenti, che si scelgono grafici con chissà quali criteri clientelari (parliamoci chiaro, un qualsiasi ragazzo appena uscito da una scuola di grafica avrebbe fatto un lavoro migliore di quello) lascia l'amaro in bocca.

Guardando quel logo obrobrioso mi è venuto in mente il lavoro che il ministero del turismo spagnolo commissionò a Joan Mirò nel 1983: ecco, dispiace dirlo, ma il confronto delle opere marca la differenza tra un paese serio ed uno... fate voi...



                                                                 Il logo Turespaña di Joan Mirò


Vincenzo

venerdì 19 giugno 2009

365 all'alba!

                                                                                                         La mitica Renault 4


"Cerchiamo un posto dove si mangia bene e si spende il giusto".
"Bene, continuate su questa strada, fra un chilometro c'è un agriturismo che fa per voi".
Mangiammo alla stragrande, bevemmo come sempre troppo e pagammo convinti di non essere stati derubati!

Aveva una vecchia Renault 4 bianca, di quelle con la leva del cambio in alto: nel contesto della naja era un privilegiato, erano pochi, infatti, ad avere dietro la macchina.
Con quel vecchio mezzo, a cui un giorno si ruppe la retromarcia, girammo mezza provincia di Udine. Aperitivo al bar Commercio, negroni per me e white lady per lui, e poi via in cerca di locali nuovi.
Quelle cinque ore di libera uscita riuscivamo a farle sembrare una serata senza fine...

Chi non ha fatto il militare difficilmente riesce a capire la forza dei legami che si crea in quell'anno passato con la divisa addosso.
Si è giovani, all'inizio spaesati, in mezzo a persone sconosciute, lontano da casa, dagli affetti, dalle ragazze (quando c'erano), dagli amici. Si vive coi sensi amplificati. Non si hanno difese e quindi non si hanno barriere... si assorbe tutto come le spugne. 
Ricordo le lacrime trattenute a stento da molti alla cena congedanti.

Era da troppo tempo che non pensavo a queste cose: ben ritrovato, Baldan!

Vincenzo

domenica 14 giugno 2009

Nulla è scontato


                                         Bagno penale a Portoferraio - Telemaco Signorini, 1890


Caldo primo pomeriggio di un sabato di Giugno: una ragazza parla ad alta voce col suo fidanzato, o con suo marito, o con suo padre, o con un suo amico, o con non so chi... dice cose che non colgo appieno. 
Poi si mette la mano sulle labbra e fa un ampio movimento col braccio: manda un bacio con la mano, poi un altro, poi ancora, ancora e ancora. 
E poi non guardo più, prevale il pudore.

A Cagliari, su una delle sue colline, c'è un bel giardino pubblico, molto curato e con tante piante. Per raggiungerlo si passa da una piccola stradina pedonale che è una sorta di canyon: da un lato c'è una collinetta e dall'altro lato c'è il recinto del carcere.
Spesso, per comunicare coi carcerati, i congiunti salgono sulla collinetta e si rivolgono alle finestre con le sbarre che distano un cinquecento metri.

Quello che a molti di noi, nella nostra quotidianità, sembra normale, il camminare, il parlare, il correre, il baciarsi, per altri non lo è: mai dare nulla per scontato.


Vincenzo

martedì 9 giugno 2009

Il nocciolo della questione (5)


La fiducia nel prossimo


                    Un negozio di elettrdomestici del Cairo: le tv trasmettono il discorso di Obama


"È più facile dare inizio a una guerra che porle fine. È più facile accusare gli altri invece che guardarsi dentro. È più facile tener conto delle differenze di ciascuno di noi che delle cose che abbiamo in comune. Ma nostro dovere è scegliere il cammino giusto, non quello più facile. C'è un unico vero comandamento al fondo di ogni religione: fare agli altri quello che si vorrebbe che gli altri facessero a noi. Questa verità trascende nazioni e popoli, è un principio, un valore non certo nuovo. Non è nero, non è bianco, non è marrone. Non è cristiano, musulmano, ebreo. É un principio che si è andato affermando nella culla della civiltà, e che tuttora pulsa nel cuore di miliardi di persone. È la fiducia nel prossimo, è la fiducia negli altri, ed è ciò che mi ha condotto qui oggi". ( B.H. Obama).


Settimana scorsa il Presidente degli Stati Uniti è stato in visita in alcuni Paesi musulmani e ha pronunciato un bel discorso di speranza e di apertura all'università del Cairo, in Egitto, Africa.

Se uno dei doveri di un leader è quello di volare alto, di indirizzare, di dare speranza, non si può negare che Obama sia un grandissimo leader: e non vi nascondo che in questo periodo storico complesso lo vedo come una delle poche luci di speranza.

La parte di discorso che ho riportato mi ha colpito perchè ha l'ambizione di parlare all'uomo, al singolo, all' individuo: non è quello che gli Stati potrebbero fare, ma quello che ognuno di noi dovrebbe fare. Ed è un discorso che dovremmo traslare nella nostra quitidianità, nelle nostre città, nei nostri luoghi di lavoro.

La realtà è spesso dura, il pragmatismo è una necessità, ma senza i sogni, gli ideali e un pizzico di retorica, vivremmo certamente peggio. 

Vincenzo

martedì 2 giugno 2009

La Repubblica dei magnaccioni



                                              Alberto Sordi nel film "Un americano a Roma"

2 giugno, festa della Repubblica: dopo lo strepitoso successo nel programma tv "ballando sotto le stelle" il principe, si fa per dire, Emanuele Filiberto di Savoia viene candidato alle elezioni europee nelle liste UDC.  http://www.ilmattino.it/articolo.php?id=56304&sez=ITALIA

Che abbia ragione Bossi quando dice che quelli del partito di Casini bisognerebbe riempirli di legnate?!?  http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=60349&sez=HOME_INITALIA

Comunque, lasciamo perdere le notizie da cabaret e parliamo di cose serie: qual'è il piatto che potrebbe rappresentare meglio l'Italia e, quindi, la Repubblica?
Ero indeciso fra la pizza margherita e gli spaghetti pomodoro e basilico. Entrambi i piatti sono verdi, bianchi e rossi, come la bandiera, entrambi piacciono alla quasi totalità degli italiani ed entrambi si trovano in tutti i ristoranti della penisola, da nord a sud.
Come scegliere, allora? Vado per esclusione!
Dato che la margherita è stata creata da un non poco ruffiano pizzaiolo napoletano in onore della regina Margherita di Savoia nel 1889, scelgo gli spaghetti al pomodoro. 
Dopotutto è la festa della Repubblica, perbacco!

Ricetta per 4 persone.

Allora, per prima cosa gli ingredienti: devono essere di prima qualità se no, come in tutto nella vita, viene fuori una schifezza...

- Spaghetti: Gragnano, De Cecco o Barilla. 350 gr.

- Pelati sammarzano: sarebbero meglio i pomodori freschi nati a Pachino, ma comunque... Cirio o Coop vanno benissimo. Una bovata, o confezione.

- Olio d'oliva: dovrebbe essere inutile specificare extravergine e di ottima qualità. Meglio siciliano, si capisce. Abbastanza.

- 1 aglio: sul grosso, non raggrinzito e sfigatino.

- Basilico: deve essere fresco. 8 foglie.

Dopo aver soffritto l'aglio aggiungete i pomodori spezzettati con una forchetta. Fate cuocere 5 minuti a fuoco vivace, togliete l'aglio, aggiungete un bicchiere d'acqua, abbassate la fiamma e cuocete per una mezzoretta.
Gli spaghetti vanno scolati al dente: io, per non saper né leggere né scrivere, tolgo 2 minuti al tempo di cottura indicato sulla confezione. 
Buttateli nella padella del sugo, aggiungete il basilico e fate amalgamare bene.

Come vino direi un Prosecco di Valdobbiadene, ma ci sta benissimo anche un rosso: con un Chianti classico non si sbaglia mai.

Viva la Repubblica.


Vincenzo