mercoledì 13 ottobre 2010

La morte negli occhi


   ©Giuliano Koren 


E speriamo che ora riposino veramente in pace i quattro ragazzi morti in Afghanistan: dopo il fracasso della bomba che li ha dilaniati, dopo il fracasso dei funerali di Stato, dopo il fracasso dei giornalisti, dei politici, degli alti comandi, dei cinici e dei puri.

E speriamo che ora riposino in pace: nelle loro bare avvolte nella Bandiera, dopo gli onori e dopo le lacrime di coccodrillo.
Si è letto di tutto, si è udito di tutto, ma come non essere d'accordo con quello zio di una vittima che si è rivolto al Ministro della difesa dicendogli "ora godetevi lo spettacolo"?

La chiamano missione umanitaria invece di chiamarla guerra; li chiamano soldati volontari invece di chiamarli soldati lavoratori.

Giovani uomini che per un lavoro ed un salario accettano di indossare una divisa e di rischiare la vita, come migliaia di altri uomini che tutti i giorni in Italia accettano di lavorare senza tutele di sicurezza nelle fabbriche e nei cantieri.

Ogni giorno morti, ogni giorno vedove e orfani.
Per un lavoro, per un salario.
Con la morte negli occhi.

Vincenzo









1 commento:

theyogi ha detto...

le hai concentrate tutte: parole sante.....