©Giuliano Koren
E speriamo che ora riposino veramente in pace i quattro ragazzi morti in Afghanistan: dopo il fracasso della bomba che li ha dilaniati, dopo il fracasso dei funerali di Stato, dopo il fracasso dei giornalisti, dei politici, degli alti comandi, dei cinici e dei puri.
E speriamo che ora riposino in pace: nelle loro bare avvolte nella Bandiera, dopo gli onori e dopo le lacrime di coccodrillo.
Si è letto di tutto, si è udito di tutto, ma come non essere d'accordo con quello zio di una vittima che si è rivolto al Ministro della difesa dicendogli "ora godetevi lo spettacolo"?
La chiamano missione umanitaria invece di chiamarla guerra; li chiamano soldati volontari invece di chiamarli soldati lavoratori.
Giovani uomini che per un lavoro ed un salario accettano di indossare una divisa e di rischiare la vita, come migliaia di altri uomini che tutti i giorni in Italia accettano di lavorare senza tutele di sicurezza nelle fabbriche e nei cantieri.
Ogni giorno morti, ogni giorno vedove e orfani.
Per un lavoro, per un salario.
Con la morte negli occhi.
Vincenzo
1 commento:
le hai concentrate tutte: parole sante.....
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