Mi raccontava infatti che trova questa figura, al secolo una meretrice di nome Fillide, una delle sue immagini ideali di donna.
Stupita da questa affermazione che trovavo inusuale mi sono incuriosita della storia di Giuditta e delle sue rappresentazioni iconografiche nei secoli.. pur nella varietà di stilemi, donne bellissime, che solo in alcune opere acquistano aspetti di matronalità (più fedeli almeno intuitivamente a quanto detto nella Bibbia del suo stato di vedova
Una galleria dei volti più celebri di Giuditta si può trovare qui http://www.artrenewal.org/asp/database/contents.asp?searchPicture=judith&fromform=yes
(tra questi per me, nella sua bellezza algida la Giuditta del pittore fiammingo Jan Massys)
Andando poi a rileggere i libro di Giuditta* ho scoperto così che il testo biblico è riportato in versioni che differiscono fra loro nettamente nelle sfumature ...una varietà di traduzioni lette che vanno per esempio dall’inglese “And the Lord also gave her more beauty: because all this dressing up did not proceed from sensuality, but from virtue” alla versione italiana in cui Giuditta viene descritta come la giovane vedova di un proprietario terriero di cui emerge via via un ritratto che unisce ricchezza materiale, sensuale ed incrollabile fede nel Dio dei suoi padri.
Sarà questa differenza dovuta più al puritanesimo un pò bigotto del mondo anglosassone o al gusto un pò morboso , fatto insieme di attrazione e senso del peccato, per la carnalità, il melodramma passionale? Bah...
Un altra curiosità trovata durante questo mio cercare info su Giuditta è stato lo scoprire che:
Il libro di Giuditta non è incluso nel canone ebraico, e anche i protestanti lo considerano apocrifo. Nel contesto di un'attendibilità storica già di per sé relativa come quella della Bibbia, sembra proporre al suo lettore una volontaria confusione di epoche - persiana, assira e babilonese. Come per condensare in un volto solo - quello del prepotente Oloferne - un insieme di nemici. E' in sostanza una storia simbolica, persino nel nome della sua protagonista, che in ebraico significa molto semplicemente «Ebrea».
Seguendo questo filo di approfondimenti di curiosità –teologica- in curiosità leggo inoltre che mentre i Protestanti, i Cattolici, e la maggior parte degli Ortodossi concordano sul fatto che il Nuovo Testamente contenta 27 Libri, la chiesa Cattolica e qualla Protestante differiscono nella composizione del Vecchio Testamento che nella versione Protestante (così come in quella Ebraica) non prevede i 7 libri: Tobias, Judith, Wisdom, Ecclesiastice, Baruch, I Maccabei 1 e 2, a i capitoli 3 di Daniel and 6 di Esther per un totale di 66 libri (contro i 73 del Nuovo Testamento Cattolico). Nel XVI secolo infatti Martin Lutero rimosse quei libri dal corpo di libri giudicati come veramente autorevoli delle Scritture –il cosidetto Canone Protestante- relegandoli a un Appendice col nome di Aprocrifi.
Questa esclusione si inserisce nella generale linea di condotta protestante in cui il confronto con il testo biblico non deve essere mediato (da successive versioni greche o latine) e di rigore, pulizia dagli orpelli liturgici della chiesa Cattolica (cosa che come laica non posso che non apprezzare in una religione). Martin Lutero , e le altre chiese riformate dopo di lui decisero cioè di ignorare il canone definito nei primi Concili Cristiani basati su una traduzione greca del Vecchio Testamento ma riferirsi solamente a quei testi identificati dal Canone Giudaico nel Concilio di Jamia del primo secolo dopo Cristo ovvero rispondenti ai 4 criteri: in armonia con la Torah, scritti prima del 400 aC, scritti in Ebraico, scritti in Palestina....
A voi commnetare se questa esclussione alla fine appare come rigore teologico o definire un’ortodossia con tutti i pericoli che conseguono da un integralismo chiuso su sè stesso e non aperto all’evoluzione del tempo...
* per un riassunto commentato di tale libro si veda ad esempio
http://www.fmboschetto.it/religione/libri_storici/Giuditta.htm
http://www.fmboschetto.it/religione/libri_storici/Giuditta.htm
Giorgia
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