mercoledì 27 gennaio 2010

Il giorno della Memoria

Marc Chagal-La crocefissione Bianca, 1938
http://lettovisto.myblog.it/archive/2009/03/16/la-crocifissione-bianca-di-marc-chagall.html


Oggi, sessantacincque anni fa, i soldati dell'armata rossa aprirono le porte del campo di sterminio di Auschwitz: ecco perchè questo è il giorno scelto per commemorare l'Olocausto.

Tempo fa trovai una bellissima citazione di Primo Levi, uno tra i pochissimi che riuscirono ad uscire vivi da quel campo, che dice "se comprendere è impossibile, conoscere è necessario" e allora mi sembra bello, oggi, celebrare questa giornata riportando un pensiero di Levi espresso nel 1974 e, sono sicuro, ancora molto attuale.

"Ogni tempo ha il suo fascismo: se ne notano i segni premonitori dovunque la concentrazione di potere nega al cittadino la possibilità e la capacità di esprimere ed attuare la sua volontà. A questo si arriva in molti modi, non necessariamente col timore dell'intimidazione poliziesca, ma anche negando o distorcendo l'informazione, inquinando la giustizia, paralizzando la scuola, diffondendo in molti modi sottili la nostalgia per un mondo in cui regnava sovrano l'ordine, ed in cui la sicurezza dei pochi privilegiati riposava sul lavoro forzato e sul silenzio forzato dei molti".

(
Primo Levi dal Corriere della sera, 8 maggio 1974).


Vincenzo

sabato 16 gennaio 2010

Cosacchi a cavallo

Amazzoni con costumi del 19secolo cavalcano nella campagna moscovita -Sergei Karpukhin/Reuters-



Avanzare al galoppo nella neve,
suoni ovattati, tatto intorpidito, fumo dal naso.

Il Re dei Tartari riposa nella grotta di ghiaccio,
sulle spalle un caldo mantello di pelli di volpi,
tra le mani la lettera inviatagli dal Principe Igor.

I Cosacchi sono alle porte del Regno,
e c'è una difficile scelta da fare.
La guerra o la resa?
Bene o male, odio o amore, giusto o sbagliato?

Sarà una lunga notte per la sentinella del Re dei Tartari.


Vincenzo





giovedì 7 gennaio 2010

Il cane Blues e le formiche



Era di tutti e di nessuno, bisognoso di cure ma molto autonomo.
Si muoveva a suo agio nella grande città, lo potevi vedere a nord e poche ore dopo a ovest, per poi rivederlo a sud-est, per poi ritrovartelo a sud.
Ma al sud stava male.
Si muoveva in metrò e pure in taxi, prendeva la filovia e il tramvai, guidava la macchina e sapeva andare in bicicletta: ma solo con le rotelle.
Guardava gli altri mangiare e poi, se rimaneva qualcosa, si serviva. Non disdegnava cucinarsi da sé e gli piaceva bere, ma mai da star male.
Gli piaceva correre sui prati, giocar con la palla e al volo saltare: così, per brio, con estro, per puro divertimento.

A volte spariva per qualche settimana e nessuno sapeva dove andasse: magari in montagna o magari al mare, chissà... sicuramente sapeva sciare, certamente era un grande nuotatore.

Da dove gli derivassero tutte queste doti e abilità non fu mai chiaro.
Si sa solo che, tra le altre particolarità, ne aveva una che forse era un dono, una sorta di visione mistica.
Capitava così, senza preavviso, senza apparente logica.
A volte al risveglio e a volte in quell'attimo eterno dell'addormentarsi.
Gli capitava a volte nel sogno e a volte in piena coscienza.
Era come se, ad una velocità supersonica, fosse stato catapultato dallo spazio siderale al suolo.
Di muso. A guardare le formiche.

Questa è la storia del cane Blues: il cane che era di tutti e di nessuno.


Vincenzo