lunedì 23 febbraio 2009

L'Isola che c'è... nella memoria*


Agosto 2002: la nave Tirrenia che  porterà la Clio (mia prima auto nel 1994), la mia ragazza e me da Genova a Porto Torres è tanto grande quanto bella e luminosa. 
Ricordo i molti piani, i molti corridoi, le tante sale: tutte tempestate di faretti alogeni al soffitto. 
L'effetto è quello dell'albero di Natale, ma comunque è carino e dà l'idea della nave da crociera.
Dopo la cena in un self service molto affollato e con cibo discreto, passiamo al bar per un drink.
Al banco lavora una ragazza molto giovane, forse minorenne, che riceve delle avances da un ragazzo molto più grande. Lei sembra apprezzare, ma a tenere tutto sotto controllo provvede un suo collega che come età potrebbe essere il padre. Mi vedo la scena dei familiari a terra che si raccomandano al collega anziano: "mi raccomando, tienila d'occhio". 

Mattina presto: finalmente la Sardegna. E' la prima volta che ci vengo. Tiro fuori la macchina dalla pancia della nave: sbaglio una manovra e questo mi costerà un po' di fatica supplementare ed una ferita all'orgoglio: " ...come ho fatto a sbagliare una manovra del genere?? Un mulettista esperto come me???".

Dopo la colazione a Porto Torres, in un bar piccolo e ordinato, ci dirigiamo a Santa Maria Coghinas, dove abbiamo affittato la casa: ricordo un mini market fornitissimo e un giornalaio con il Corriere e la Gazzetta del giorno prima... come nelle isole greche! 
La notizia dell'estate è il trasferimento di Ronaldo dall'Inter al Real Madrid.

Tutto verde, verde, verde. 
Tutto profumato, profumato, profumato. Dicono sia il mirto.
Poca gente, poche auto, poche case.
A luglio era uscito "the Rising" e, manco a dirlo, sarà la colonna sonora della vacanza.
Tanto vento, vento, vento.
La gente: ospitale ma senza dare grosse confidenze. Va bene così.
Il mare è bello, ma c'è troppo vento... pochi bagni.

Stintino: bellissimo, acqua trasparente, fondali blu. Come una piscina... e della piscina in estate ricorda il numero delle persone presenti. 
C'è gente ovunque, sui teli, in piedi, in acqua, sulle dune, sulla battigia. 
Ragazzi passano fra i bagnanti cercando di vendere forme di pecorino.

Santa Teresa di Gallura: molte macchine. Un segnale di divieto di sosta messo male. 
Multa... la prendo a mo' di tassa di soggiorno, però penso che queste cose all'estero non succedono.

Alghero mi piace molto: chiara, luminosa e pulita.
Nei paraggi la casa vinicola Sella & Mosca. 
Bei vigneti, belle cantine, ottimi vini. 
Appena fuori dalla tenuta un sito archeologico: ricordo tantissime formiche.

Ci consigliano un agriturismo a Tempio. 
Sera: paesaggio lunare, struggente, bellissimo. 
Trovare il posto non sarà facile, ma ne varrà la pena: porceddu arrosto divino.
Si torna poi indietro ed è notte: paesaggio lunare, struggente, bellissimo.

Ricordo vagamente delle terme naturali: famigliole che si immergevano nelle acque sulfuree... tutto un po' triste.

San Teodoro a trovare una coppia di amici: viaggio lungo, ma ne vale la pena. Compro le pinne!
Viaggio di ritorno di notte: mi piace guidare.

C' è una grossa statale che porta da nord a sud: la prendiamo per andare a Cagliari e da lì imbarcarci per Palermo. 
La nave che ci accoglie è tanto grande quanto brutta e sporca.
Nessuna ragazzina che lavora al bancone, ma quando, l' indomani, tiro fuori la macchina dalla pancia della nave non sbaglio manovra...

Palermo: tre anziani, davanti ad un panificio di periferia, fanno a gara nello spiegarmi la strada per raggiungere l'autostrada... ma questa è un'altra storia...


Vincenzo

* Per il titolo del post, e per il flusso di ricordi che ne sono scaturiti, devo ringraziare un'amica cagliaritana e la sua "Isola che non c'è".

  

  

lunedì 16 febbraio 2009

Nato per correre


Parte Thunder Road e si parte veramente in scioltezza.
Chi non vorrebbe una ragazza al suo fianco? 
"...Bene, non sono un eroe
Questo è risaputo
L'unica redenzione che posso offrirti, ragazza
Sta sotto questo cofano sporco...".

Subentra Tenth Avenue freeze-out ed è la la band, il gruppo di amici, la fedeltà alle persone: 
"... quando le cose cambiarono in periferia
E Big Man si unì alla band
Dalla costa alla città
Tutte le giovani bellezze alzarono le mani...". 
Le gambe vanno, eccome se vanno.

E' la volta di Night: quanto è importante la notte nella mia vita? 
Ci sono periodi che vivrei solo di notte! 
"...ogni mattina ti alzi al suono della sveglia
Arrivi in ritardo al lavoro e il tuo capo ti manda al diavolo
Finchè sei fuori allo scoccare della mezzanotte
Perdendo il tuo cuore dietro ad una bella ragazza
E allora ti senti bene
Mentre chiudi casa
Spegni le luci
Ed esci nella notte...".

Backstreets. Backstreets! Backstreets!! 
Accellero. Accellero! Accellero!! 
"... ricordi tutti i film, Terry
Che siamo andati a vedere
Cercando di imparare a camminare come gli eroi 
Che avremmo voluto essere?
E tutto questo tempo 
Per scoprire che siamo come tutti gli altri
Prigionieri in un parcheggio
E costretti a confessare 
Di nasconderci nelle strade secondarie
Di nasconderci nelle strade secondarie
Dove abbiamo giurato eterna amicizia...".

Me l'aspettavo, ma mi stupisce ugualmente verificare l'energia che mi dà. 
Il titolo è già tutto un programma: Born to run. 
"... Piccola, questa città ti strappa le ossa dalla schiena
E' una trappola mortale, un invito al suicidio
Dobbiamo scappare finchè siamo giovani
Perchè vagabondi come noi, bambina siamo nati per correre...".

She's the one: sai che non sarà l'unica. Ma finchè dura sarà l'unica.
"... Con i suoi lunghi capelli sciolti
E gli occhi che risplendono come un sole di mezzanotte.
Oh-o lei è l'unica, lei è l'unica...".

Meeting across the river: il ritmo cala, ma è sempre un bell' andare... che tromba, che tromba!
"... Tutto quello che dobbiamo fare è tenere a mente quello che vogliamo
Caccia questo in tasca
Sembrerà che ti porti dietro un'amica
E ricorda, non sorridere
Cambiati la camicia perchè stanotte dobbiamo avere stile...".

Jungleland: lo ammetto, vado in trance quando ascolto un assolo di sax di Clarence Clemons.
" I Rangers hanno avuto un raduno
Ad Harlem ieri sera tardi
E Magic Rat ha guidato la sua macchina tirata a lucido
Oltre i confini del Jersey
Una ragazza scalza sta seduta sul cofano di una Dodge
Bevendo birra calda sotto una delicata pioggia estiva
Rat entra in città, si rimbocca i calzoni
Insieme cercheranno di far nascere una storia d'amore
E scompariranno per Flamingo Lane...".


Bene hanno fatto gli organizzatori della maratona di New York a vietare l' ipod durante la gara: è doping emotivo!
Finito l'allenamento avevo ancora voglia di correre... tanta voglia di correre!

Vincenzo - Bruce 


lunedì 9 febbraio 2009

Islera



Di Manolete, oltre ad una tecnica di toreare molto personale e coraggiosa che lo portava a stare sempre vicino al toro, si ricordano le ultime parole dopo l'incornata che gli risultò fatale: "chissà come soffrirà mia madre....".
E chissà cosa stava facendo Islera quel 28 agosto del 1947 quando suo figlio, Islero, incornò l'arteria femorale di Manolete, il più famoso e bravo torero di tutti i tempi.
L'opinione pubblica spagnola rimase sconvolta dal fatto, tanto che il Generalissimo Franco proclamò tre giorni di lutto nazionale.

Qualche giorno fa su facebook ho ritrovato un compagno di classe delle medie con cui, dopo i classici convenevoli, ho ricordato quando, come ricerca scolastica, andammo in strada muniti di registratore a chiedere ai passanti cosa pensassero della corrida... e come le risposte fossero più o meno divise in due tipi: chi vedeva nella corrida una pratica di violenza inutile verso gli animali e chi, invece, ne sottolineava le valenze culturali.
La corrida è una di quelle manifestazioni che difficilmente lasciano indifferenti: o la si ama o la si odia... e anche il mio vecchio compagno ed io non facciamo eccezione: lui la odia, io la amo!

Ho assistito di persona solo a due corride, entrambe a Malaga: una era un allenamento di giovani toreri nella Paza de Toros, evento gratuito aperto alla cittadinanza e la seconda una corrida di una certa importanza svoltasi durante la Feria de Malaga, una sorta di carnevale che si svolge ad agosto nella città andalusa e che raccoglie moltitudini di persone pronte a far bisboccia.
Ho anche seguito una corrida in tv, trasmessa in diretta da Madrid, mangiando un panino in un bar di Cordoba... ma lì eravamo in maggioranza turisti, e questo mi ha un po' rovinato lo spettacolo.
A Malaga, invece, ero uno dei pochi non spagnoli sugli spalti e questo credo sia un presupposto irrinunciabile per vivere appieno lo spettacolo e per capirne un poco i riti.

La corrida segue un cerimoniale rigido: prima il toro viene fatto entrare nell'arena dove corre liberamente e viene esaminato dal torero; poi entrano i picadores a cavallo che con una lancia provocano una serie di ferite all'animale; poi è la volta dei banderilleros che, correndo incontro al toro, lo infilzano con le banderillas, delle piccole aste appuntite ornate di nastri colorati; infine è la volta del torero che, istigando il toro con la muleta (il drappo rosso che tutti conosciamo), dovrà stancarlo e poi infilzarlo con una spada fra le scapole così da raggiungere il cuore. La maestria del torero sarà giudicata da come farà muovere il toro, da quanto gli andrà vicino, da quanto tempo impiegherà ad abbatterlo, da quante infilzate tenterà.... inutile dire che ai migliori ne basta una. Solitamente per ogni corrida ci sono tre tori e tre toreri che si susseguono nella serata.

Ci sono molte cose che mi affascinano nella corrida: la forza bestiale ed esplosiva del toro, il coraggio di tutti quelli che entrano nell'arena, la virilità ostentata (il toro, il torero, i picadores, i banderilleros... tutti rigorosamente maschi), la partecipazione del pubblico che sta in religioso silenzio quando c'è da non fiatare e invece esplode in urla di gioia o in grasse imprecazioni verso i toreri, a seconda di come si comportano. C'è poi l'emozione di assistere ad un evento prettamente spagnolo (e questo spiega perchè in Catalogna la corrida non sia molto seguita), che racchiude alcune delle caratteristiche di questo popolo: la fierezza, il machismo, la serietà e la non paura della morte.
E qui credo stia l' essenza ultima e conturbante della corrida: sfidare la morte sotto forma di possenti corna di toro.
In fondo è un celebrare la vita sfidando la morte: sapendo che, probabilmente, nell'arena vinceremo noi, ma, sicuramente, alla fine vincerà lei.

Vincenzo

lunedì 2 febbraio 2009

Viaggio, vita


















ALLEGRIA DI NAUFRAGI
Versa il 14 febbraio 1917

E subito riprende
Il viaggio
Come 
Dopo il naufragio
Un superstite
Lupo di mare.


Ungaretti scrisse questi versi nel 1917 mentre, da soldato, partecipava a quella tremenda macelleria che fu la prima guerra mondiale.
Alcuni critici pensano che venga richiamata la figura di Ulisse che, grazie alla sua sete di conoscenza, non si arrende alle difficoltà che incontra e continua il suo viaggio.

Possono pochi versi racchiudere il tutto?
In fondo la vita non è un susseguirsi di naufragi in un unico grande viaggio?
E la bellezza della vita non sta proprio nella ripresa del viaggio?

Vincenzo